Spazi di ferro n. 17, 1989

Giuseppe Uncini
Ferro, Cemento
78×107×15 cm
Valore 35'000 EUR

L'opera Spazi di ferro n. 17 di Giuseppe Uncini, realizzata nel 1989 con ferro e cemento e delle dimensioni di 78×107×15 cm, è stata venduta nel maggio 2011 da Christie's a Milano per €19.500, rientrando nella stima pre-asta di €15.000–20.000 .​Art.Salon
Vendite successive di opere simili hanno mostrato un aumento delle valutazioni. Ad esempio, nel giugno 2018, Spazi di ferro n. 45 (97×110×18 cm) è stata venduta per €26.000, superando del 30% la stima massima . Nel dicembre 2018, Spazi di ferro n. 14 (76×128×32 cm) ha raggiunto €14.000, all'interno della stima di €10.000–15.000 .​
Biografia
Giuseppe Uncini nasce a Fabriano nel 1929. Dopo una prima formazione artistica autodidatta, si trasferisce a Roma nei primi anni ’50, entrando in contatto con l’ambiente della sperimentazione astratta e informale. Sin dagli esordi, si distingue per un approccio rigoroso e analitico, orientato alla definizione di un nuovo rapporto tra forma, spazio e materia.
Nel 1958 inizia il ciclo delle Cementarmature, opere in cui ferro e cemento diventano linguaggio plastico autonomo: non imitazione, ma costruzione. Negli anni seguenti approfondisce la riflessione sullo spazio architettonico, elaborando i cicli SpazicementoStrutturespazio e Ombre, nei quali la scultura si confronta con l’idea di architettura come pensiero visivo.
La sua ricerca attraversa i decenni con coerenza e radicalità, in dialogo con l’evoluzione dell’arte contemporanea europea. Muore a Trevi nel 2008, lasciando un corpus di opere che ridefinisce i confini tra scultura, architettura e progetto.

L’ossatura del vuoto
Con Spazi di ferro, Giuseppe Uncini restituisce alla materia la dignità del pensiero. Il ferro disegna, il cemento sostiene: insieme non costruiscono, ma svelano. L’opera non rappresenta lo spazio, lo incarna. È un’architettura ridotta all’osso, dove la struttura si fa forma, e la forma riflette il vuoto che la abita.
Non c’è ornamento, non c’è narrazione: solo il rigore di un linguaggio che ha scelto la nudità come condizione di verità. Le geometrie di Uncini non si impongono, resistono. In esse il peso diventa misura, il materiale si fa pensiero strutturale. Ogni opera è una soglia, una tensione trattenuta tra presenza e assenza, tra costruzione e rovina.
Spazi di ferro è il tentativo lucido di abitare il silenzio con la materia, di dare un volto all’invisibile.

Spazi di ferro n. 17, 1989

Giuseppe Uncini
Ferro, Cemento
78×107×15 cm
Valore 35'000 EUR

L'opera Spazi di ferro n. 17 di Giuseppe Uncini, realizzata nel 1989 con ferro e cemento e delle dimensioni di 78×107×15 cm, è stata venduta nel maggio 2011 da Christie's a Milano per €19.500, rientrando nella stima pre-asta di €15.000–20.000 .​Art.Salon
Vendite successive di opere simili hanno mostrato un aumento delle valutazioni. Ad esempio, nel giugno 2018, Spazi di ferro n. 45 (97×110×18 cm) è stata venduta per €26.000, superando del 30% la stima massima . Nel dicembre 2018, Spazi di ferro n. 14 (76×128×32 cm) ha raggiunto €14.000, all'interno della stima di €10.000–15.000 .​
Biografia
Giuseppe Uncini nasce a Fabriano nel 1929. Dopo una prima formazione artistica autodidatta, si trasferisce a Roma nei primi anni ’50, entrando in contatto con l’ambiente della sperimentazione astratta e informale. Sin dagli esordi, si distingue per un approccio rigoroso e analitico, orientato alla definizione di un nuovo rapporto tra forma, spazio e materia.
Nel 1958 inizia il ciclo delle Cementarmature, opere in cui ferro e cemento diventano linguaggio plastico autonomo: non imitazione, ma costruzione. Negli anni seguenti approfondisce la riflessione sullo spazio architettonico, elaborando i cicli SpazicementoStrutturespazio e Ombre, nei quali la scultura si confronta con l’idea di architettura come pensiero visivo.
La sua ricerca attraversa i decenni con coerenza e radicalità, in dialogo con l’evoluzione dell’arte contemporanea europea. Muore a Trevi nel 2008, lasciando un corpus di opere che ridefinisce i confini tra scultura, architettura e progetto.

L’ossatura del vuoto
Con Spazi di ferro, Giuseppe Uncini restituisce alla materia la dignità del pensiero. Il ferro disegna, il cemento sostiene: insieme non costruiscono, ma svelano. L’opera non rappresenta lo spazio, lo incarna. È un’architettura ridotta all’osso, dove la struttura si fa forma, e la forma riflette il vuoto che la abita.
Non c’è ornamento, non c’è narrazione: solo il rigore di un linguaggio che ha scelto la nudità come condizione di verità. Le geometrie di Uncini non si impongono, resistono. In esse il peso diventa misura, il materiale si fa pensiero strutturale. Ogni opera è una soglia, una tensione trattenuta tra presenza e assenza, tra costruzione e rovina.
Spazi di ferro è il tentativo lucido di abitare il silenzio con la materia, di dare un volto all’invisibile.